IN ESCLUSIVA PER “IL PUNTO SUL
MISTERO”, UN NUOVO ARTICOLO DI GIANCARLO MAROVELLI SULLE NUOVE SCOPERTE
RELATIVE AL SITO MEGALITICO.
(Immagine di apertura: i
partecipanti all’Itinerario del Mistero, organizzato nell’ambito del Premio
Nazionale Cronache del Mistero 2016, tenutosi domenica 11 dicembre 2016 presso
il sito megalitico di Ceccano. Tra i presenti numerosi ricercatori italiani
come lo stesso architetto Marovelli, Giancarlo Pavat, Tommaso Pellegrini, Marco
di Donato, Roberto Adinolfi, Giulio Coluzzi, Mario Tiberia, ed
internazionali, come Robert Bauval e Jeff Saward – Foto T. Pellegrini).
Le recenti nuove scoperte sul sito
megalitico di Ceccano (FR) rafforzano la tesi che l’area fosse un luogo
d’iniziazione, dove l’aspetto della Dea partenogenetica era messo in atto da
una serie di procedure ritualistiche che consentivano all’iniziando di passare
a un livello di consapevolezza superiore, attraverso la rigenerazione e la
diffusione della vita .
Nel periodo del Neolitico
l’evoluzione dell’uomo ha fatto si che la concezione di passaggio si sia
ampliata toccando aspetti che non riguardavano solo l’aspetto sociale, ma si
fondevano con il lato spirituale, attraverso un numero variabile di passaggi
iniziatici ai quali ci si doveva sottoporre per crescere in conoscenza e
consapevolezza.
Nell’area vi sono una serie di manufatti da me
individuati dopo l’ultimo sopralluogo domenica 11 Dicembre 2016, in particolare
ho focalizzato due circoli di pietre posti a poca distanza denominati
l’ingresso e il cerchio di pietre che uniti al betile e al
“Vichingo/Guardiano“, rafforzano e avvalorano il fatto che il luogo fosse
utilizzato per riti d’iniziazione.
L’ingresso (foto sopra): questa formazione posta a
sud-est del sito originario (Vichingo/Guardiano) fornisce l’accesso all’area;
si può dunque ipotizzare che in questo luogo ci fosse un primo passaggio
iniziatico che veniva affrontato da molti individui insieme date le notevoli
dimensioni dello spazio all’interno delle rocce. In questo punto la forma
dell’ingresso porta alla fusione archetipica tra il maschile (il Monte Caccume
di forma triangolare, emblema del dio trascendente e incorporeo) che si staglia
all’orizzonte e la conformazione rocciosa semicircolare aperta sul lato; in tal
modo gli iniziandi potevano assorbire l’energia della propria polarità (YANG
per gli uomini e YING per le donne).
(Immagine sopra: il Monte Caccume)
Il cerchio di pietre (foto sopra): posto a sud del sito
originario (Vichingo/Guardiano) in questo luogo avveniva la fase di rinascita e
nella depressione antistante al cerchio di pietre, con molta probabilità, era
presente una fonte d’acqua usata per i riti di rinascita. Tale ritualità
permetteva di rievocare l’esperienza vissuta dall’uomo quando si trovava ancora
nell’utero; in questo luogo si attuava la rinascita nel Mondo superiore,
testimoniata dalla forma stessa delle pietre che richiama la vulva, simbolo per
eccellenza della fonte di vita. Nelle vicinanze si sono ritrovate numerose
rocce orizzontali che potrebbero essere state utilizzate come altari del fuoco.
L’uso del fuoco era fondamentale perché stabilizzava il livello energetico
raggiunto dagli iniziandi nei passaggi precedenti e richiamava l’energia della
Grande Madre in modo che fosse trasferita nel betile poco distante
provvedendo in tal modo all’ ingravidamento della terra e micro cosmicamente
della donna rendendola prospera e feconda, così da garantire un abbondante
raccolto.
Il Betile (foto sopra): questo manufatto ricorda una
forma fallica ed era posto in luoghi dedicati al culto, normalmente era
posizionato sopra gli incroci di vene acquifere sotterranee, o nel mezzo di due
linee sincroniche, o deve esisteva una concentrazione di nodi tellurici. La sua
funzione era di intercettare, caricare e amplificare l’energia tellurica e
quella derivata dal rito/funzione, lavorando come un’antenna emanatrice e
ricetrasmittente. In tal modo la lunghezza d’onda era amplificata e gli
iniziandi erano irradiati da una frequenza che poteva creare degli stati
alterati, così anche i terreni subivano un trattamento che li rendeva più
fertili.
Il Vichingo/Guardiano (foto sopra,
alle spalle di Marovelli): il variegato simbolismo dell’area megalitica, con le
differenti funzioni create e usate in essa dai nostri antenati sono aspetti che
riportano al grande mistero della vita e risultano parte di un insieme indiviso
della dea che personifica le forze della natura nel suo valore rigenerativo e
di diffusione della vita, di cui controlla i cicli. Le manifestazioni della dea
si ritrovano in questo sito e sono associati al simbolo dell’utero, del fallo
rappresentato dal triangolo maschile dato dal monte Caccume e dal Betile.
Infine la roccia denominata il “Vichingo” o il “Guardiano“potrebbe avere
anche la funzione di guardiano della soglia poiché la sua figura, oltre a
fungere da puntatore equinoziale, potrebbe richiamare l’archetipo del
guardiano, il dio uccello che personifica una delle quattro forze generative
della natura: quella della morte che, fusa nel suo ciclo solare, porta alla
rigenerazione della madre terra e dell’uomo.
Vi sono inoltre motivi a rombo incisi nella roccia, che
rappresentano simboli geometrici diffusi in tutta Europa a partire dal
Neolitico, solitamente legati al simbolismo dell’acqua e associati alla dea
uccello o all’uccello quale sua epifania.
(Foto sopra: i motivi a rombo incisi
alla base del “Guardiano“)
(Immagine in basso: Giancarlo Marovelli e il “piccolo menhir”
presso il “Guardiano” che serve a traguardare il Caccume)
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